giovedì 17 febbraio 2011

Non sono nato Soccorritore dalla Scorza Dura… Il Mio Primo Intervento…



Non sono sempre stato un  Soccorritore dalla Scorza Dura. C’era un tempo in cui ero un tirocinante partecipe e comprensivo nel vano sanitario. Ero spaventato, coscienzioso, entusiasta e compassionevole. Mi ricordo anche di essermi eccitato pensando “Imparerò questo mestiere così bene, che nessuno morirà mai durante il mio turno!” Pensavo che sarei stato il supereroe salvavite dell’Emergenza.
Questo succedeva prima che i turni mi prendessero a calci nel didietro, molte e molte volte e mi trasformassero nel brutto, scorbutico, irascibile guscio dalla scorza dura di soccorritore che sono oggi. Mi guardo nello specchio al mattino e faccio fatica a riconoscere il meschino vecchio bastardo che sono diventato.
 Non mi ricordo se fosse il mio primo giorno o il mio primo intervento, ma questo è comunque il primo giorno che mi ricordo sull’ambulanza…
 Avevo appena finito il corso e cominciavo a fare i miei primi turni. Mi ricordo di essere stato eccitato per i miei primi interventi. Allora, sentivo persino le farfalle nello stomaco quando sentivo suonare il 118. Mi portavo ovunque gli appunti presi al corso, per riguardare le cose che non mi ricordavo, per prendermi cura in maniera approfondita dei miei pazienti.
 Chissà com’era stata definita quella chiamata….. probabilmente come “persona intossicata”. Sempre a quei tempi, ero così ingenuo da pensare che ogni chiamata fosse una questione di vita o di morte… ogni chiamata era per me “arresto cardiaco”.
 Quando arrivammo sul posto, che era un vecchio lavaggio auto self-service, trovammo un uomo sdraiato per terra a faccia in giù, circondato da un gruppo di barboni, che erano evidentemente i suoi “coinquilini”. Faceva molto freddo, probabilmente qualche grado sotto zero.
 Il mio istruttore si avvicinò al paziente, gli fece mezzo giro intorno alla testa e nel giro di 5 secondi, dichiarò senza pietà, “ Sì, è morto”. Io pensai “Cosa?!!! Come fai a sapere che è morto?!!.. Non gli hai nemmeno controllato il polso!
 Cercando di trattenere la sorpresa ed il disgusto e cercando di non rivelare che mettevo in dubbio la sua opinione, chiesi timidamente al mio collega “Non che dubiti del tuo giudizio…. Sto solo cercando di imparare… ma, come fai a dire che sia morto?” Il mio istruttore tagliò corto dicendo ” Ma guardalo!”
 Guardai il paziente e vidi che il viso era viola, ma immaginai che fosse a causa del freddo. Chiesi “Ma qualcuno non dovrebbe controllargli il polso?” Mi rispose in maniera brusca “Fa pure, ma è morto”
 Improvvisamente frustrato, il mio istruttore prese la spalla del barbone e lo girò. Indicandogli il viso, mi disse “ Vedi il lividore?” Il volto del barbone era schiacciato dal terreno e non ritornò in posizione una volta girato (non avrei mai sognato di vedere una cosa simile!). Il davanti della faccia era viola e c’era una chiara linea dove il viola finiva e cominciava la pelle bianca. Comunque, non avendo ben presente a quei tempi come si presentasse un lividore, mentii dicendo “Ah sì, vedo il lividore”.
 Ero allo stesso tempo leggermente incuriosito e inorridito a guardare quella faccia. Fino ad allora, non avevo neanche mai visto un tizio morto di persona e mi sembrava strano guardare un vero tizio morto. Feci finta che non mi facesse nessun effetto. Mi sentii anche un po’ strano a pronunciare la parola “morto” proprio davanti al tizio morto. Mi sembrava come se questo avesse potuto farlo sentire male o qualcosa di simile (farlo sentire consapevole della sua condizione di “morto”).
 Il mio istruttore mi fece poi notare il rigormortis e poi mi guidò alla ricerca di un polso carotideo, che ovviamente non aveva. Anche se stavo facendo finta da un po’ di tempo di aver realizzato che fosse morto, in quel momento, per me stesso, capii che era probabilmente morto.
 Intervistammo i suoi amici e chiedemmo delle sue condizioni di salute. Uno degli amici del barbone spiegò che aveva problemi a respirare e che usava un inalatore. Il mio istruttore gli chiese se sapesse dove fosse l’inalatore. L’amico del barbone rispose “Sì, in effetti ce l’ho io” e ci spiegò che lui stesso si sentiva come se cominciasse ad avere problemi a respirare.
 Il mio istruttore spiegò all’amico del barbone che il barbone morto aveva avuto probabilmente una crisi d’asma durante la notte e dal momento che non aveva il suo inalatore, era prima svenuto e poi morto di freddo.
 L’amico del barbone cominciò immediatamente a piangere mentre si guardava il palmo della mano che reggeva l’inalatore, come se fosse stata una pistola che aveva appena usato per uccidere il suo miglior amico. Tra le lacrime, l’amico del barbone ci spiegò che gran barbone fosse il suo defunto amico e quanto tutti avrebbero sentito la sua mancanza nella comunità dei barboni.
 Mi venne un grosso groppo in gola, gli occhi mi si velarono e dovetti lottare per trattenere le lacrime (non potevo far sapere al mio istruttore che mi stavo commuovendo così per un barbone). Avrei voluto dare un grande abbraccio al lurido amico del barbone morto e portarlo a casa con me. Mi ricordo di essermi chiesto come avrei potuto aiutare personalmente  questo barbone così che LUI  non fosse finito a morire di freddo, a faccia in giù in un vecchio lavaggio auto self-service. Naturalmente, non feci nulla se non pensare che avrei dovuto aiutarlo.
 Mi sa che quella fu la prima ed ultima volta che provai compassione per un barbone morto ed i suoi amici barboni sopravvissuti.
 Anche se penso di metterci tutto il mio impegno per fare tutto il possibile per salvare la vita di OGNI paziente, non penso di essere più in grado di provare la stessa compassione che provai per il barbone quel giorno. Non so se sia una cosa buona o una cosa cattiva, ma ogni giorno perdo un altro pezzettino della compassione che ero in grado di provare.

(Dal blog di un soccorritore di una grande città)


Ti è piaciuto questo blog? Condividilo!

Condividi Forward Twitter Facebook Buzz LinkedIn MySpace Digg


Vuoi ricevere le nostre novità e promozioni? Clicca http://www.getresponse.com/site/lisacais/webform.html?wid=42700

Nessun commento:

Posta un commento