mercoledì 27 aprile 2011

Racconti d’oltremanica… Ambuposta!


Si pensa che quello che facciamo noi operatori d’ambulanza sia abbastanza ovvio: andare a prendere le persone malate, prestare il primo soccorso e poi portarle all’ospedale.

Ma non è tutte le volte solo quello; non per niente ho preso l’abitudine di portarmi dietro un coltellino svizzero, perchè spesso mi è stato chiesto anche di mettere a posto qualcosa.

L’altro giorno abbiamo risposto ad una delle chiamate più strane. L’indicazione era “Infarto a causa di due scatoloni”.

Inutile dire che abbia stuzzicato il nostro interesse.

Arrivammo sul posto velocemente: dopo tutto era un codice rosso, quindi dovevamo essere là in otto minuti – ma anche perché l’indirizzo era dietro l’angolo della nostra sede.

Nel momento stesso che la paziente ha aperto la porta, l’abbiamo riconosciuta: direi che tutti i soccorritori della zona e metà delle Forze dell’Ordine l’avrebbero riconosciuta…

E’ una signora anziana e vive sola. Probabilmente è schizofrenica, o comunque affetta da qualche forma di demenza. I volontari dei servizi sociali se ne prendono cura, ma non stanno con lei tutto il giorno, quindi si preoccupa e spaventa molto facilmente.

L’ultima volta che ci avevano mandato da lei, era perché non aveva avuto la sua tazza di te del mattino e temeva di svenire.

Questa volta eravamo là perché qualche sprovveduto e sbadato fattorino aveva scelto il suo indirizzo, tra tutti gli indirizzi del mondo, per consegnare erroneamente due grossi scatoloni.

Trovare i due scatoloni sul suo zerbino, come la signora ci riferì, “le avevano fatto venire un infarto”.  Aveva chiamato la polizia, che aveva a sua volta chiamato noi.

Ed eccoci qui.

I due scatoloni  erano appostati in un angolo del suo salotto e la fissavano con intenti  funesti.

Beh, non proprio, ma la signora si stava comportando come se fossero la cosa più malvagia mai esistita. Non c’era possibilità che lasciassimo gli scatoloni dov’erano, in quanto l’anziana avrebbe continuato a chiamare noi o la polizia, spaventata a morte.

Quello era il momento di esercitare un po’ della nostra arte nel risolvere i problemi.

Chiamai la sede per farmi dare il numero di telefono dell’indirizzo sugli scatoloni. Dopo aver ottenuto il numero, chiamai la persona che avrebbe dovuto ricevere i pacchi (viveva dietro l’angolo).

Il tizio fu molto sorpreso di ricevere notizie dei suoi scatoloni dispersi da un servizio ambulanza, ma si rese più che disponibile a venirseli a prendere  personalmente.

Gli dissi che non era una buona idea e che glieli avremmo consegnati noi – dopo tutto, se si fosse presentato là dopo che ce ne fossimo andati, la nostra paziente avrebbe chiamato la Guardia Costiera, oltre a noi ed alla Polizia!

Quindi, dal momento che avevo l’indirizzo, buttai (ehm, appoggiai delicatamente) gli scatoloni nel retro dell’ambulanza e andai a fare la mia consegna. Il destinatario fu molto felice e grato allo stesso tempo.

Consegnati i pacchi, tornai dalla mia collega (e dai Vigili del Fuoco, avevo menzionato che c’erano pure loro?) a prenderla, dopo che aveva esaminato la paziente.

Problema risolto, senza neanche dover portare la paziente in ospedale.

(Tom - austista soccorritore della London Ambulance Service)










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